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L'Avis di Settimo T.se ha bisogno di una nuova sede

L’Avis, per restare al passo con i tempi, ha bisogno di una nuova sede. E’ ben più di una questione di immagine: il sangue deve essere raccolto, conservato e trasformato seguendo normative internazionali rigide.

L’Ospedale di Settimo, in base ad un protocollo d’intesa firmato lo scorso anno con l’amministrazione comunale della città, dovrebbe mettere a disposizione un locale situato nella zona degli ambulatori. Sarebbe un bel modo per proseguire un percorso iniziato 55 anni fa, con il varo della prima associazione donatori sangue a Settimo.

Roberto Romano, 43 anni, direttore commerciale di un'azienda torinese, è iscritto all'Avis dal 1993.


E’ Presidente dell'Avis Settimo dal 1999 (succedendo al compianto Vittorino Berselli) e amministratore della sezione intercomunale che raggruppa gran parte della provincia di Torino e diverse province del Piemonte. I numeri da gestire per lui sono rilevanti.

Cominciamo da Settimo: i soci sono 524 e i prelievi annuali sono 891. Questo è stato reso possibile grazie ad un lavoro di sensibilizzazione condotta in città e nelle scuole superiori. L'Avis intercomunale invece ha una responsabilità di 90000 prelievi annui, un terzo del fabbisogno regionale di circa 270 mila sacche di emoderivati. Ecco perché è importante concludere al più presto quell'iter cominciato nell'era Corgiat con Caterina Greco assessore al Welfare. "Il costo della sede di via Verdi comincia a diventare oneroso, commenta Roberto Romano. Siamo stati molto bene lì. Ora, anche in funzione delle nuove normative, abbiamo la necessità di evolvere. Non siamo un’associazione comune: il sangue scorre nelle vene di tutti, e quando serve, non ci sono fluidi per sostituirlo".
Il direttivo dell'Avis locale è un organico robusto in cui operano Aldo Bergamin, Rosa Carlucci, Altamore Mario, Teresa Barletta, Bramante Giulio, Croveri Pietro Carlo, D'Amico Gennaro, Gerbaudo Paolo, Nardo Paolo, Rea Carlo e Carmelo Costa, già famoso per aver superato le 100 donazioni e per aver raggiunto il santuario di Santiago de Compostela camminando per quasi 2000 chilometri. "Sono proprio loro che mi consentono di poter rivestire diversi ruoli a livello regionale e nazionale, dice Romano. Senza queste persone, non potrei amministrare un organismo con 200 dipendenti, tra cui 170 medici e infermieri". Uno staff che quindi merita di essere valorizzato.
"L’Avis non è un semplice fornitore delle Asl, continua Romano, ma garantisce i livelli essenziali di assistenza. Avere una sede presso l’Ospedale, significherebbe consolidare il rapporto con l'Asl To4 e Asl To2. E per noi, significherebbe destinare risorse per acquistare la tecnologia necessaria per raccogliere e conservare sangue, salvaguardandone la qualità". Sarà compito dell’assessore Rosa Catenaccio e del sindaco Fabrizio Puppo quello di portare a termine un percorso iniziato quasi due anni fa.
"I tempi sono maturi per concretizzare quel progetto, conclude Roberto Romano. Dopo 55 anni di ininterrotta attività, credo che l'Avis meriti una considerazione speciale”.

 

Fonte: "La Nuova Voce", martedì 4 novembre 2014 - Anno 16 numero 44