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Gli stili di vita sani contano (anche) per i più piccoli

Solo nel nostro Paese un bambino su tre è obeso o in sovrappeso. Dalle complicanze metaboliche

alle conseguenze cardiovascolari, comportamenti poco attenti possono provocare effetti pericolosi

per la salute. Per approfondire:

Il dato è di quelli che devono far riflettere: in Italia un bambino su tre è obeso o in sovrappeso.

Parliamo di una condizione che rappresenta una delle principali emergenze sanitarie, sia nei Paesi

industrializzati, sia in quelli in via di sviluppo.

Anche nei casi meno gravi, il sovrappeso può provocare complicanze metaboliche già in età

pediatrica, compromettendo la qualità di vita e aumentando il rischio di sviluppare malattie

cardiovascolari, diabete di tipo 2 e ipertensione. L’obesità infantile ha cause multifattoriali,

tra cui familiarità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari. Per affrontarla è necessario

un approccio personalizzato, basato su educazione alimentare, attività fisica e, nei casi più complessi,

trattamenti farmacologici o chirurgici.

L’Italia è al 2° posto in Europa per bambini e bambine sovrappeso e obesi nella fascia di età

7-9 anni (37%), nonché al 3° posto insieme a Malta per quanto riguarda l’obesità, col 17%

di minori nella fascia 7-9 anni. Negli adulti, il sovrappeso viene definito da un Indice di

Massa Corporea (IMC) superiore a 25, mentre l’obesità corrisponde a un IMC superiore a 30.

Nei bambini e negli adolescenti, invece, la valutazione è più complessa perché il rapporto

tra peso, altezza e massa grassa cambia con l’età e tra i due sessi. Per questo, si utilizzano

le curve dei centili: un IMC superiore all’85° centile indica sovrappeso, mentre oltre il 97° centile

si parla di obesità. Anche un lieve eccesso di peso può provocare problemi come steatosi epatica

(fegato grasso), alti livelli di insulina, trigliceridi e colesterolo, ipertensione e sindrome metabolica.

Il pediatra ha un ruolo chiave nell’individuare precocemente queste condizioni e indirizzare il bambino

verso percorsi specializzati di educazione alimentare e attività motoria.

Okkio alla Salute è un progetto nazionale che attraverso un sistema di indagini capillari indaga

le abitudini, i fattori di rischio e lo stato ponderale dei bambini delle scuole primarie (classi terze).

In base ai dati del programma, il 10,9% dei bambini non fa colazione, il 36,5% la consuma in modo

inadeguato e il 66,9% mangia merende troppo abbondanti. Inoltre, un bambino su 4 non assume

quotidianamente frutta e verdura. Un’alimentazione equilibrata non deve essere restrittiva, ma mirare

allo sviluppo di abitudini sane e autonome, senza eccessi di grassi e zuccheri che potrebbero

compromettere l’equilibrio nutrizionale.

All’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è in corso un progetto di ricerca dedicato ai piccoli

pazienti tra i 6 e gli 11 anni per migliorare le cure e contrastare il sovrappeso e l’obesità infantile.

Propone un intervento terapeutico personalizzato e globale che integra alimentazione, attività fisica

e training sociale e cognitivo. Finanziato dall’unione Europea con fondi PNRR, il Progetto Resilient

prevede un percorso di 8 settimane e coinvolge un team di esperti composto da medici, nutrizionisti,

psicologi, chinesiologi e infermieri. La sperimentazione prevede anche un training cognitivo con esercizi

interattivi al computer per migliorare sia le abilità di memoria che di autocontrollo e lo svolgimento

di attività ludiche di gruppo per stimolare la socialità e le interazioni con i pari. L’aspetto innovativo

riguarda il coinvolgimento attivo delle famiglie, finalizzato a rendere parte integrante della vita quotidiana

le nuove abitudini alimentari e comportamentali.

Donazioni sangue, nel 2024 superata la soglia dei due milioni e la paura della pandemia

Sabato 14 giugno giornata nazionale della donazione

A Brescia sono stati presentati i dati relativi all’attività dello scorso anno, che conferma il trend positivo.

Il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola: «Un’associazione in costante crescita che ha dimostrato

che solo uniti si possono superare le difficoltà. Il modo migliore per prepararsi a vincere le sfide del prossimo

futuro»

Al 31 dicembre 2024 sono 1.311.775 i soci avisini, un numero superiore non solo al 2020, anno in cui è scoppiata

l’emergenza pandemica, ma addirittura al 2019. Stesso discorso per le donazioni che hanno ampiamente tagliato

il traguardo dei 2 milioni (per la precisione 2.014.044). Proprio su questo tema una menzione particolare la meritano

le raccolte effettuate mediante la plasmaferesi che, nel 2024, sono state 322.157. Qui la crescita nel corso

degli ultimi anni è stata esponenziale, arrivando a superare di quasi 60mila le procedure del 2019, quando si fermarono

a 264.090. Si tratta di un risultato perfettamente in linea con la media nazionale globale che, sempre nel 2024, aveva

già fatto registrare un record per la quantità di plasma conferito al frazionamento industriale (oltre 900mila chili).

Un tema sottolineato anche dal presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola: «Questi risultati parlano di un’associazione

sempre più coesa e attenta alle esigenze del settore trasfusionale e del Paese in generale. Oggi più che mai possiamo

ribadire con certezza che il nostro modello associativo rappresenta un faro e un esempio di come la generosità possa

generare benessere collettivo. Tuttavia, abbassare la guardia non è possibile: diverse sono, infatti, le sfide che ancora

ci attendono e che, insieme, possiamo vincere. Questi risultati e il recente passato, con il nostro modo di affrontare

l’emergenza generata dalla pandemia, ce lo insegnano. Il primo obiettivo che siamo chiamati a centrare è il raggiungimento

dell’autosufficienza di farmaci plasmaderivati, mentre il secondo è l’incremento dei donatori più giovani: soprattutto

quest’ultimo rappresenta l’unica via per favorire quel ricambio generazionale sempre più necessario in una società c

ome la nostra che presenta un incessante processo di invecchiamento demografico».

A questo link è possibile consultare i dati su donatori e donazioni di AVIS nel 2024.

Percorso del sangue

Presso le sedi AVIS è possibile effettuare la donazione di sangue intero, di plasma e di piastrine (queste ultime tramite la metodica dell'aferesi). Ciò che si ottiene da queste procedure sono: il sangue intero, il plasma da aferesi e le piastrine da aferesi che seguiranno poi strade diverse per utilizzi diversi.

Il sangue intero

L'unità di sangue intero prelevata viene trasferita nel settore frazionamento/produzione emocomponenti ed in breve tempo lavorata e scomposta negli emocomponenti definiti di primo livello.

Il Servizio Trasfusionale utilizza per questa produzione metodiche di tipo "meccanico". Viene effettuata innanzitutto una centrifugazione della sacca di sangue intero tramite l'ausilio di centrifughe di grosse dimensioni.

Questo permette che i vari emocomponenti (emazie, plasma, piastrine e globuli bianchi) per gravità (legata al peso di ognuna di queste componenti) si sedimentino in tre strati sovrapposti all'interno della sacca di raccolta.

                              

A questo punto utilizzando delle macchine automatiche (separatore cellulare) con sensori ottici si ottiene, mediante una azione meccanica di spremitura, il passaggio delle varie componenti del sangue dalla sacca di partenza alle sacche satelliti collegate.

  Dopo la separazione -> 

L'introduzione, ormai da molti anni, delle sacche in plastica ha permesso, partendo da una unità singola, la produzione di diversi emocomponenti consentendo l'effettuazione di una terapia più mirata nei confronti del malato e rispondendo con una sola donazione alle necessità trasfusionali di più pazienti.

Gli emocomponenti che si ottengono da tale procedimento sono: emazie concentrate deleucocitate, plasma da scomposizione e buffy-coat ricco in piastrine.

 

Le emazie concentrate deleucocitate (cioè i globuli rossi ottenuti dalla donazione e privati della gran parte dei globuli bianchi) vengono utilizzati nella terapia delle anemie per poter aumentare il trasporto dell'ossigeno. Hanno una durata di 42 giorni grazie alle soluzioni conservanti che vengono aggiunte durante la preparazione e che sono presenti nella sacca satellite. La conservazione deve avvenire a 4 gradi in apposite frigoemoteche termocontrollate automaticamente.

Il plasma da scomposizione viene immediatamente immagazzinato in congelatori speciali che abbassano velocemente la temperatura consentendo il congelamento in tempi brevissimi. Il congelamento è indispensabile per mantenere efficaci i fattori della coagulazione presenti nel plasma. La durata di conservazione è teoricamente illimitata anche se viene considerata di un anno (ma viene sempre utilizzato prima!). L'indicazione alla trasfusione di plasma è quella di aumentare il livello dei fattori della coagulazione in pazienti con dimostrata carenza degli stessi.

 

buffy-coat hanno necessità di una ulteriore lavorazione prima di essere utilizzati. La quantità di piastrine raccolta in un unico buffy-coat (e quindi da un'unica donazione) infatti non è sufficiente per avere un risultato terapeutico; occorre riunire almeno otto unità singole da buffy-coat per avere un preparato che abbia efficacia nella terapia. I buffy-coat singoli o già riuniti in un concentrato di piastrine (definito pool di piastrine) si conservano in una apposita apparecchiatura che mantiene gli emocomponenti a 22 gradi costanti ed in continua agitazione. La durata di questi emocomponenti è di soli 5 giorni. Si trasfondono piastrine per correggere o prevenire emorragie associate a carenza numerica o funzionale delle piastrine.

Il sangue intero

Mediante l'ausilio di una speciale apparecchiatura (il separatore cellulare) si raccolgono le unità di plasma da aferesi e di piastrine da aferesi.

Con questa metodica se le indicazioni ed i modi di conservazione sono identici rispetto agli analoghi plasma da scomposizione e buffy-coat/piastrine è evidente che diverse sono le quantità raccolte e, soprattutto nel caso della piastrinoaferesi, questo vuol dire che in caso di terapia il paziente ha una esposizione alle caratteristiche di un solo donatore e non di otto, aumentando l'efficacia terapeutica in generale e diminuendo uno dei rischi della trasfusione e cioè l'immunizzazione. Bisogna ricordare infatti che la trasfusione ha le caratteristiche di un trapianto (di cellule) e quindi mette a contatto dell'organismo del paziente componenti che sono, per quanto testati e scelti, diversi dai propri.

Finora abbiamo parlato degli emocomponenti che vengono definiti di primo livello. Di questi solo il plasma e la plasmaferesi non necessitano di ulteriori lavorazioni, almeno presso il Servizio Trasfusionale. Va ricordato infatti che gran parte del plasma viene inviato alla industria convenzionata che tramite lavorazioni più sofisticate estrae dal plasma gli emoderivati (albumina, fattori della coagulazione concentrati, immunoglobuline) che vengono poi restituiti alla nostra Azienda Ospedaliera per le terapie e gli usi necessari ai vari Reparti.

Spesso gli altri emocomponenti (emazie, piastrine, piastrinoaferesi) necessitano invece di ulteriori lavorazioni: la filtrazione, l'irradiazione, il lavaggio.

Queste procedure si rendono necessarie quando la trasfusione di emocomponenti standard ha causato effetti indesiderati (reazioni trasfusionali, febbrili, allergiche, ecc.) o per prevenire alcune complicanze della trasfusione (infezioni da citomegalovirus, immunizzazione leucocitaria, ecc.). Si producono così, con una o più lavorazioni associate, gli emocomponenti di secondo livello.

Mentre nel settore di produzione degli emocomponenti viene effettuata la preparazione degli stessi con inizio immediato dopo il prelievo al fine di lavorare su unità freschissime e mantenerne così al meglio le caratteristiche, nel settore sierologia si effettuano tutte le indagini necessarie per validare le unità.

Per validazione si intende la valutazione di tutti quei parametri necessari (anche per legge) per considerare una donazione trasfondibile. Si intende pertanto la normalità di alcuni parametri (esame emocromocitometrico e transaminasi) e la negatività per la presenza di virus trasmissibili con il sangue (HIV1/2, HCV, HBV ecc.).

Nell'attesa di questi risultati tutte le unità preparate vengono immagazzinate secondo le caratteristiche prima descritte in apposite emoteche di quarantena.

Solo successivamente alla validazione (ed eliminazione delle unità non risultate idonee) le unità vengono trasferite nelle emoteche di attesa (assegnazione) a disposizione delle necessità trasfusionali dei pazienti.

Il Reparto segnala una necessità trasfusionale per un paziente inviando al Servizio Trasfusionale una richiesta cartacea con indicata la diagnosi e le condizioni dello stesso ed accompagna a questa un campione di sangue per le prove di laboratorio necessarie. Il Medico del Servizio Trasfusionale valuta l'appropriatezza della richiesta, si consulta se necessario con il Collega del Reparto, sceglie dalle emoteche l'emocomponente più idoneo per la necessità. In collaborazione con il Personale Laureato e Tecnico del settore prove di compatibilità e/o assegnazione si eseguono le prove di laboratorio necessarie per valutare la compatibilità del sangue da trasfondere con il sangue del paziente ricevente e solo dopo il risultato favorevole di queste analisi procede all'evasione della richiesta inviando al Reparto ed al letto del malato l'emocomponente necessario alla terapia.

Spero con queste poche righe di avere sintetizzato un percorso delicato che racchiude in sé professionalità e competenze, che richiede conoscenze tecniche sofisticate ed abilità artigianale, attenzione al donatore ed al ricevente ma che in realtà pur se mediata dai progressi scientifici della medicina moderna collega il braccio del donatore al braccio del paziente come direttamente avveniva in un passato poi neanche così tanto lontano.

Tratto dal sito dell'AVIS di Base dell'Università di Parma, il testo è stato scritto dal Dottor Sandro Formentini che lavora presso il SIT di Parma

 

 

 

 

 

Compatibilità dei gruppi sanguigni

La compatibilità dei gruppi sanguigni è fondamentale in contesti come le trasfusioni di sangue e i trapianti di organi, poiché la somministrazione di sangue incompatibile può provocare reazioni immunitarie pericolose. I gruppi sanguigni sono determinati dalla presenza o assenza di specifici antigeni sulla superficie dei globuli rossi e sono classificati principalmente secondo due sistemi: il sistema AB0 e il sistema Rh.

 


Sistema AB0 (AB zero)

I gruppi sanguigni nel sistema AB0 sono quattro:

Gruppo A: Ha l’antigene A sulla superficie dei globuli rossi e anticorpi anti-B nel plasma.
Gruppo B: Ha l’antigene B sulla superficie dei globuli rossi e anticorpi anti-A nel plasma.
Gruppo AB: Ha sia gli antigeni A che B sulla superficie dei globuli rossi e nessun anticorpo anti-A o anti-B nel plasma. È considerato il “ricevente universale”.

Gruppo 0: Non ha antigeni A o B sulla superficie dei globuli rossi ma ha entrambi gli anticorpi anti-A e anti-B nel plasma. È considerato il “donatore universale”.

 

Sistema Rh

 Il fattore Rh si riferisce alla presenza (+) o assenza (-) dell’antigene D. Quindi, ogni gruppo sanguigno AB0 può essere Rh positivo (es. A+) o Rh negativo (es. A-).

 

Compatibilità per le Trasfusioni

 Gruppo 0: Può donare a tutti i gruppi sanguigni (donatore universale) ma può ricevere solo da 0-.

Gruppo 0+: Può donare a tutti i gruppi Rh positivi (0+, A+, B+, AB+) e può ricevere da 0+ e 0-.

Gruppo A-: Può donare a A- e A+, AB- e AB+ e può ricevere da A- e 0-.

Gruppo A+: Può donare a A+ e AB+ e può ricevere da A+, A-, 0+ e 0-.

Gruppo B-: Può donare a B- e B+, AB- e AB+ e può ricevere da B- e 0-.

Gruppo B+: Può donare a B+ e AB+ e può ricevere da B+, B-, 0+ e 0-.

Gruppo AB-: Può donare a AB- e AB+ e può ricevere da tutti i gruppi Rh negativi (0-, A-, B-, AB-).

Gruppo AB+: Può donare solo a AB+ ma può ricevere da tutti i gruppi sanguigni (ricevente universale).

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